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Un volo in Mongolfiera

Aviosuperficie il Condor di Piombino
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Questa estate mentre girovagavo in motoaliante sempre munito di tenda e sacco a pelo, mi sono fermato per qualche giorno all’aviosuperficie il Condor di Piombino.
Li erano di base per il mese di agosto, un gruppo di paracadutisti con un pilatus che animavano, con i loro sali e scendi, quel campo di volo altrimenti semideserto.
Per uno che pensa che il volo in aliante sia il più bel tipo di volo che esista è un pò difficile capire cosa si prova a lanciarsi nel blu e planare con efficienza zero virgola qualcosa, fino a quando non si raggiunge la quota di apertura del paracadute, mezzo necessario per arrivare a terra senza farsi male. Comunque, cercavano di spiegarmi che il volo che li interessa è quello che riescono a fare con il loro corpo, e non quello che potrebbero fare con una macchina. Teoria affascinante, prima o poi bisognerà provare.mongo01
Aggregato ai paracadutisti c’era anche un pilota con la sua mongolfiera ed una formidabile squadra di assistenza: sua moglie, energica ed instancabile.
Erano li oltre che per trascorrere le loro vacanze, abbinando mare e volo, come tutti noi del resto, anche per lanciare i paracadutisti dalla mongolfiera.
Lanciarsi dalla mongolfiera è molto diverso che lanciarsi da un aereo in movimento, infatti mentre nel secondo caso si sente subito il sostegno dell’aria dovuto al movimento che ha l’aereo, nel primo caso invece, si precipita senza poter controllare la caduta, fino a che non si raggiunge una velocità tale da poter controllare il proprio assetto, in quanto la velocità del pallone rispetto all’aria è praticamente nulla.

Il pilota della mongolfiera Carlo e sua moglie Paola, sono due tipi davvero simpatici, facciamo subito amicizia, ed un accordo: io li porto in volo con il motoaliante e loro mi fanno volare in mongolfiera.mongo02
Il mattino seguente sveglia all’alba, sono un pò in anticipo quindi ne approffitto per fare un paio di giri campo con il Falke prima che sorga il sole, e poi via sul fuoristrada con il carrello e la mongolfiera sopra, a cercare un campo verso l’interno della val di Cornia che ci permetta di gonfiare il pallone e decollare in sicurezza.
Non sò se avete presente la zona, comunqe, sia ad ovest che a sud c’è il mare, ed i palloni aerostatici sono trasportati dal vento, l’unica possibilità di cambiare direzione è quella di cambiare quota per trovare un vento diverso, cosa non sempre possibile.
Ed indovinate da che parte veniva il vento? Da nord proprio a spingerci verso il mare.
Dopo aver lanciato un palloncino per sondare l’intensità del vento e dopo un’attenta valutazione, il comandante Carlo decide che si può andare. Comincia allora la preparazione, si scaricano la cesta e le bombole del gas dal carrello, si stende il pallone e si fissa con gli appositi ganci alla cesta, poi con un ventilatore si comincia a mandare aria dentro al pallone per sistemare la calotta superiore che serve da valvola per l’uscita dell’aria quando si vuole scendere.mongo03 Una volta sistemata e chiusa la calotta si aumenta la potenza del ventilatore per gonfiare il pallone e poi si accende un bruciatore (ad intermittenza) per scaldare l’aria, a quel punto il pallone comincia a gonfiarsi ed a staccarsi da terra fino a sollevare la cesta, che ancorata al fuoristrada viene inclinata insieme al pallone dal vento.

Finalmente a galleggiare nell’aria

A quel punto si sostituisce la bombola del bruciatore usato con una piena e salgo a bordo con due paracadutisti, il pilota Carlo era già dentro da quando ha acceso il bruciatore.
Un paio di persone ci tengono la cesta per farci da zavorra mentre Paola molla la corda che ci tiene ancorati al fuoristrada, in quel momento il comandante accende i bruciatori per pochi secondi, ed anche le persone che ci tenevano ci mollano.mongo05

Ci stacchiamo così da terra quasi in verticale in un silenzio che sembra irreale, interrotto solo dal sibilo cupo dei bruciatori e dalle nostre esili voci.
Man mano che ci si allontana da terra l’atmosfera diventa sempre più affascinante, i rumori che provengono da terra sembrano essere filtrati e appaiono sempre più soffusi, quasi come in un sogno, il panorama si allarga e l’orizzonte si allontana sempre di più a 360° come se fossimo su un balcone sospeso nel vuoto.
Ci spostiamo lentamente verso sud trasportati dal vento che non sentiamo sui nostri corpi perchè in pratica ci spostiamo con esso, ed in pochi minuti siamo già a 1600 metri di altezza, i paracadutisti non perdono tempo sono già pronti ed individuata la zona sotto di noi più adatta per atterrare si lanciano senza esitazione

Alleggeriti dei due parà appena lanciciti, ricominciamo a salire come schegge nonostante l’apertura della valvola sulla calotta, in un batter d’occhio siamo a 1800 metri dove riusciamo a fermare lamongo04 salita. Intanto i due paracadutisti sono già atterrati felici.
Da questa altezza i rumori della terra sono completamente assenti, ma il mare sembra davvero sotto di noi, quindi dobbiamo scendere senza indugiare perchè non è propio il caso di fare un ammaraggio.
Il comandante fa uscire ancora un pò d’aria dalla valvola e cominciamo una discesa costante. Ogni tanto riaccende i bruciatori per evitare che il pallone si sgonfi troppo e si scenda troppo velocemente. Riavvicinandosi al terreno si ricominciano a sentire i suoni della terra e dei suoi abitanti, fino quando a pochi metri da terra riusciamo a parlare e a sulutare alcune persone che sono affacciate al balcone di casa o nei campi per la raccolta dei pomodori.
Il vento ci stà spostando a circa 10 Km l’ora e stiamo vaggiando paralleli al terreno per sceliere un campo abbastanza agevole per l’atterraggio e le operazioni di recupero. Eccone finalmente uno adatto, Carlo mi avverte di tenermi ben saldo e di ammortizzare con le cambe, senza uscire dopo l’atterraggio perchè il vento una volta a terra ci trascinerà per un pò.
Seguo le istruzioni del mio comandante ed atterriamo senza problemi, una volta a terra ci raggiunge anche Paola che nel frattempo ci aveva seguito da terra in tutte le fasi del nostro volo.
Ripieghiamo il pallone e rimettiamo la mongolfiera nel carrello, basterà fare il pieno di gas e tutto sarà pronto per il volo del giorno successivo.
Davvero un’esperienra affascinante il volo in mongolfiera, e poi guardate come è bella con qella scalatura di colori scelti e progettati nel disegno proprio dal suo proprietario e pilota Carlo, (si vede che è un architetto!) Davvero un bel lavoro.
A presto!

Gabriele