Che colpo vedere il nostro “Delta-India” a terra in mezzo all’erba alta, con il muso contro l’argine di un fosso! E che rabbia leggere i miei colleghi giornalisti che definiscono «Piper» ogni oggetto volante non assimilabile a un Jumbo. Nossignori, quello è un Rockwell Commander, un gioiellino dell’ingegneria aeronautica, un piccolo grande aereo che si fa amare al primo tocco di cloche. Chiedetelo a Michael, il nostro pilota, uno dei pazzi volanti dell’Aeroclub. Era più entusiasta lui di me, che pure tornavo a volare a Peretola dopo tanti anni, e di Giusi.
Quell’aereo è stata la sorpresa per i miei primi cinquant’anni, la più bella che potessi desiderare. Giusi da un mese era in segreto contatto con l’Aeroclub e Michael per programmare il nostro volo. Costi, meteo, possibili mete, eventuali alternative, nulla è stato lasciato al caso. Ora ho capito perché il sabato sera, lei che ama il vento e il mare, si lamentava per quelle raffiche sui viali. Scuoteva i suoi lunghi capelli neri. «Troppo vento, troppo» diceva quasi parlando a se stessa. E io : «Ma no, dai, abbiamo visto di peggio in barca a vela…».
All’aeroporto, l’indomani, in una domenica si sole accecante e senza una nuvola in cielo, c’eravamo ufficialmente per consegnare una borsa a un suo collega. Ma il «collega» di Giusi non esisteva. E quando ho visto Michael sorridente che ci aspettava all’ingresso del piazzale, con il suo bravo badge dell’Aeroclub al collo, ho avuto davvero un tuffo al cuore. Ragazzi, oggi si vola! mi son detto. Come i titoli de La Nazione che nel 1910 annunciavano le prime funamboliche manifestazioni aeree al Campo di Marte (vedi “Firenze, il cielo racconta”, edizioni Medicea, autore me medesimo).
Metal detector, una comoda auto e in un attimo eravamo all’hangar del club, davanti a «lui»: I-PADI, il Commander! Fantastico. Emozionante lui ed emozionante il modo in cui Michael parla di lui, che manco a dirlo è il suo aereo preferito. Stabile. Comodo. E velocissimo: 300 all’ora. Controlli esterni accuratissimi, spiegazioni da manuale. Pronti? Via, si rulla a far benzina. I miei due compagni d’avventura ridacchiano, non mi hanno ancora detto dove si va. Giusi butta lì frasi fuorvianti, tipo «la mamma dice che a Milano non c’è vento..». Malpensa a salutare i suoi, è questa la mèta? Boh. Tanto non mi sfuggi Michael, tra poco la torre ti chiederà la destinazione…
Il benzinaio arriva subito. Impariamo che i cellulari vanno tenuti spenti durante il rifornimento, le onde elettromagnetiche possono causare problemi poco simpatici. In pochi minuti i due serbatoi alari sono riempiti: «Per sicurezza» spiega Michael: «Ma avevamo comunque abbastanza litri per andare a..vabbè.». Nulla da fare, non si tradisce. Ma ormai manca poco. Tutti e tre abbiamo le cuffie, possiamo sentire le comunicazioni bordo-terra e parlare comodamente fra noi. Grandioso. Finalmente arriva l’agognata domanda. «La vostra destinazione, Delta India?…». Michael sorride e finalmente lo dice. «Delta India è diretto a Marina di Campo». L’Elba! E dove altrimenti? Io e Giusi ci siamo conosciuti arrivando a Portoferraio su una barca a vela, e ora ci torniamo volando! ..
«Delta India, siete pronti per un decollo immediato?»…«Affermativo» risponde Michael. Certo, abbiamo già fatto tutti i controlli pre-volo e la prova motore è andata alla grande. E poi sta arrivando la Lufthansa, o partiamo subito e dobbiamo aspettare il contropista dei tedeschi, visto che il nostro glorioso aeroporto, ahinoi, ancora la pista di rullaggio non ce l’ha. Partiamo subito. Giusi mi guarda un po’ interdetta, non se l’aspettava. «Michael – chiedo a voce bassa – con questo caldo balleremo un po’ decollando per la 23 vero?..». Lui annuisce. Li ricordo bene, i miei decolli per la 23 sul Partenavia P-66 I-BROZ, tanti anni fa. Sembrava, per un paio di minuti, di entrare in una lavatrice. E quando Michael stacca le ruote da terra, ci risiamo. «Vai, si balla!». Giusi non parla: condizione assolutamente innaturale per lei, indice sicuro di pensieri inquieti. Non si aspettava un «twist» del genere così, sui due piedi…Ma la ragazza non si perde d’animo facilmente, e appena si rende conto che lo scuotimento è momentaneo torna a sorridere e a concentrarsi sulla vista di Firenze dall’alto. Viriamo a destra e subito appaiono il Cupolone, Palazzo Vecchio, l’Arno. Meraviglioso.
Michael è un pilota rassicurante. Si sente che è assolutamente padrone del mezzo e mentre pilota, parla alla radio, regola il trim e tutto il resto, riesce anche spiegarci in modo molto efficace tutto ciò che stiamo vivendo.Gli strumenti non sono molto cambiati dal P-66, ma c’è naturalmente la new entry del GPS. Questa si che è una bella novità, addio navigazione stimata, ora fa tutto lui o quasi. Rotta 210, riporteremo su Volterra e poi punto Marel, passando con Firenze Radar. Duemila piedi, panorama straordinario, ma si balla ancora per le termiche. «Andiamo un po’ più su, si dovrebbe star meglio..» annuncia Michael. Il controllo autorizza ed effettivamente a 3000 si avanza con meno scossoni. E che bellezza il trim elettrico sul volantino per salire e scendere gradualmente, è come premere i tasti sul Flight Simulator!
Stiamo ancora gustando la bellezza delle colline e in un battibaleno eccoci su Volterra. Bellissima, e dall’alto è ancora meglio, è come essere in un sogno. Ancora per 210 gradi e dopo pochi minuti il Tirreno è sotto di noi. «La vedete l’Enfola? Dirigiamo lì, ci arriveremo a 2000 piedi e andremo all’atterraggio». Dio che meraviglia. Il mare è di un turchino abbagliante, costellato di vele e scie di motoscafi. Che sole, che giornata dopo una settimana di pioggia e nubi. Ma da chi è raccomandato l’Aeroclub?
«Delta India, passate con Elba Informazioni, a risentirci». Ciao, Firenze Radar, a più tardi. Ho un attimo di perplessità: sapere che sei uno codice squawk su uno schermo che qualcuno controlla sempre dà un certo senso di sicurezza. Sentire invece Elba Informazioni che dice: «Traffico appena decollato da Marina di Campo in salita a 3000» mentre noi siamo i discesa da 3000 diretti a Marina di Campo…bè, dà da pensare. Guardo ansiosamente Michael, ma la sua tranquillità diventa presto anche la mia. «No problem, ognuno sa quello che deve fare, l’altro deve essere già passato alla nostra sinistra». Magicamente, la radio gracchia. E’ l’altro aereo, Papa November mi pare. E’ già a 4000 piedi..«Visto?» sorride Michael.
Ecco la pista di Marina di Campo, atterreremo verso nord per la 34. Virata larga verso sinistra, allineamento perfetto. Sfiliamo dolcemente sopra un due alberi mozzafiato. «Vento 10 nodi da 360» ci informano. Ma a noi sembra che venga un po’ più da destra. Michael ha il suo bel daffare a contrastare le raffiche, ma posa perfettamente il carrello sulla pista.
33 minuti! E poi dicono che l’Elba è lontana…Sulla pista, sotto il sole, si sente già profumo di mare. A proposito, nella borsa per il fantomatico collega di Giusi c’era, ovviamente, un pic nic con i fiocchi, inclusi bicchieri di vetro e buon vino rosso come piace a noi. Direzione mare. Insistiamo, ma Michael vuole restare con il suo Delta India, deve aggiungere olio. E poi, pensiamo, forse vuole farci assaporare un po’ da soli questa giornata davvero unica.
il ritorno
Lo ritroviano qualche ora dopo, pronto al decollo, come noi. Ansiosi di volare ancora sul Commander. La visibilità se possibile è ancora migliorata, c’è meno foschia. Il mare, le colline, Volterra, San Casciano. Indugiamo su Firenze Sud per consentire ad un aereo di linea di atterrare, poi la Torre ci autorizza ad avvicinarci. E noi lo facciamo godendoci uno splendido panorama del Piazzale e di tutto il centro di Firenze. Tocchiamo dolcemente, sempre atterrando per la 23, con i soli 10 nodi «rafficati». Ma Michael sembra davvero un tutt’uno con il suo Commander.
Pochi giorni dopo, non poteva credere che fosse caduto, e neppure noi riuscivamo a crederci. Ma in fondo, non è caduto. Ha avuto un problema al motore e ha fatto, diciamo, un atterraggio un po’ originale, grazie anche al sangue freddo del pilota, Alessandro. E’ riuscito a planare sui campi e a poggiare l’aereo sull’erba alta, cavandosela con qualche graffio.
Il Commander la botta l’ha presa, ma Michael, Giusi e io speriamo che possa tornare presto in linea di volo. Forza Delta India! Sei il «Piper» dei nostri sogni.